Nel silenzio di questi anni

Di tanto in tanto la sezione blog del mio sito mi vede e mi dice “Oh, e dove sei stato per tutto questo tempo?”
Sono stato in tanti posti, come tu stesso, caro blog, sai, visto che puoi leggerlo dai log. Cosa ci stessi a fare è fra le cose che racconterò. A casa, o in esplorazione, dal 2020 di cose ne sono accadute, oltre al progetto pinephone, di cui alla fine non ho fornito le informazioni di upgrade, ormai coperte piuttosto bene dalla documentazione, e oltre alla pandemia di covid, per non parlare delle guerre sempre più vicine. Parlerò infatti anche di tutto questo.
Essendo un blog professionale, non ho fatto cenno a ragioni private che mi hanno portato in Ucraina quando la prima ondata di Covid19 sembrava allentare la morsa. Devo ammettere che dal punto di vista professionale sono stato uno di quelli che ha beneficiato (se così possiamo dire) della situazione di lock down, nel senso che in quel momento l’Italia, e non solo, ha scoperto il potenziale della comunicazione mediata al computer, oggetto della mia tesi del 2010. Dalle imprese private alla Pubblica Amministrazione, tutti hanno compreso l’importanza del “lavoro da remoto”, che personalmente esercitavo già da tempo anche attraverso collaborazioni internazionali.
Già nel 2019 avevo iniziato nuovi lavori che mi hanno permesso di rinunciare a continuare a lavorare per una “big tech” italiana con cui formavamo una “strana coppia”. Ancora da remoto ho avuto modo di lavorare dal 2022 per una realtà che mi ha permesso di realizzare siti in drupal (e non solo) per la più grande realtà manifatturiera italiana (e non solo). Tuttavia queste attività le considero in parte un’extra rispetto al progetto Tiikeri.
Il 2022 era anche l’anno in cui iniziarono a piovere bombe sull’Ucraina. Vi ero rientrato da gennaio proprio per iniziare quel nuovo lavoro. Per molto tempo, digitando un comando composer, compariva sul prompt “STAY WITH UKRAINE!” e così è finito anche tra le voci di menù di questo sito.
La stessa drupal community del resto ha vissuto lo stesso dramma visto che era presente da tempo, con una presenza importante, la comunità drupal ucraina. La stessa immagine in alto l’avevo pubblicata su Twitter, ma se l’occhio attento l’ha notato, da questo sito è scomparsa anche l’iconcina di Twitter, eliminata come il relativo account, da quando un certo signore ha deciso di farne uno strumento di propaganda della violenza. Parlerò anche dei social e di una rivoluzione anche nei servizi offerti da Tiikeri design, che non copriranno più API dei gruppi Twitter o Meta, e spiegherò nel relativo capoverso perché in futuro non saranno nemmeno più utili non solo agli utenti, ma anche alle aziende. E quali sono le alternative da sperimentare.
Pinephone
Il progetto pinephone ha subito un duro colpo da quando alcuni dei principali progettisti hanno cessato la collaborazione dopo la scelta della casa madre Pine64 di scalare la produzione privilegiando la versione Manjaro. La decisione faceva seguito a un sondaggio fra gli utenti, in base ai primi utilizzi.
Non che sia del tutto tramontata l’era dei sistemi operativi mobile totalmente linux (ricordiamo che Android è una derivata debian), né che Pinephone sia l’unico dispositivo a supportarli, ma aveva la potenzialità di sfidare il duopolio (duopolio imperfetto se vogliamo ricordare produttori come Huauei o persino Samsung che hanno versioni personalizzate di android) al quale ormai siamo legati come individui e come società.
In questi anni, senza pensarci troppo su, si sono offerti servizi digitali e possiamo dire che ormai alcuni di essi sono quasi obbligatori. Banche, governi, fornitori di utenze, sistemi di pagamento e messaggistica sviluppano app utilizzabili solo da dispositivi Android o Ios. Siamo in sostanza quasi totalmente dipendenti da due aziende private che un bel giorno potrebbero “dare di matto” e decidere di utilizzare il proprio dominio economico per esercitare indebite pressioni sul sistema politico. È stata anche pubblicata una lettera aperta alla Commissione Europea per finanziare progetti a software libero, fondamentali se ci si vuole emancipare dai colossi privati di altri continenti.
Questo ci riallaccia direttamente alla questione social, ma prima di cantare il Requiem per Pinephone, bisogna ricordare che il progetto esiste ancora e offre supporto per i vari sistemi operativi, la mia Community Edition è passata a Mobian/debian 12 e mi è stato utile anche durante la mia recente missione in Ucraina, come un piccolissimo computer portatile. Il problema è che appunto, le premesse erano quelle di avere uno “smart” phone, non semplicemente un computer, e sebbene vi siano le funzionalità minime di un telefono, si è ancora ben lontani da un’usabilità che sia alla portata di tutti.
Social network: non sono solo le big tech
Accennavo in precedenza alla dismissione dei miei account Twitter, quello professionale e quello privato. Sono felice che anche alcuni clienti abbiano fatto altrettanto. Come dicevo la ragione principale è quella di essere diventato uno strumento di propaganda della violenza e di diffusione di informazioni false, appositamente rilevato dall’attuale proprietario (mentre scrivo è anche in corso un’indagine sull’acquisizione della società Twitter) per utilizzarlo a scopi politici, piegando l’algoritmo per privilegiare le proprio opinioni personali e per nascondere le opinioni non gradite. È notizia recentissima che addirittura si vogliano bannare o sospendere gli account critici contro le sue opinioni politiche. Buffo se si pensa che la decisione di eliminare di fatto la moderazione dei contenuti violenti era stata giustificata con l'inalienabilità della libertà di espressione. Ne abbiamo bisogno di tutto questo? Io credo di no.
Sulla stessa strada segue o in realtà, ricordando lo scandalo Cambridge Analytica, forse ha preceduto, uno dei principali rivali, ovvero Facebook e in generale il gruppo Meta. A rendere la questione ancora più controversa è anche il fine dietro queste già discutibili prese di posizione (ovvero a promuovere il linguaggio d’odio in nome di una presunta libertà di espressione e contemporaneamente a smantellare gli strumenti di moderazione), ovvero l’interesse a deregolamentare il settore per aumentare i profitti, diciamolo chiaramente, per eludere totalmente le tasse e infischiarsene dello sfruttamento dei dati personali degli utenti. Del resto come diceva il proprietario di Meta quando era ancora un laureando, parlando dei dati degli altri studenti "Sono quegli stupidi ad avermeli forniti".
Oltre alla questione etica, ben presto questi strumenti diventeranno inutili anche sotto il profilo che maggiormente attrae i loro investimenti: la pubblicità, ovvero la promessa fatta agli inserzionisti di raggiungere in modo estremamente efficace un pubblico diversificato e selezionato in base ad interessi comuni. Sono già in atto strategie per utilizzare l’Intelligenza Artificiale per generare i contenuti che una volta erano gli utenti stessi a generare e pubblicizzare. Si pensa addirittura che l’IA possa sostituire una delle figure emergenti del marketing di questi anni: gli influencer.
Sorge allora la domanda: per quale motivo un’azienda di piccole-medie dimensioni dovrebbe pagare delle inserzioni per essere visualizzate da robot, oppure da essere surclassate da chi dispone un budget maggiore? Non vale forse la pena allora investire in una comunicazione più sincera, più coinvolgente e più diretta, utilizzando semplicemente il proprio profilo? Si obietterà, giustamente, che il motivo delle inserzioni è quello di aumentare la visibilità e intercettare nuovo pubblico. Bene, ma quello che conta sono le conversioni, non le visualizzazioni, ovvero trasformare il follower in un cliente.
In un sistema aperto, come quello offerto dal protocollo ActivityPub su cui funzionano i social network decentralizzati (sfruttato anche da Meta su Threads, al momento con scarso successo), la visibilità non è in balia del budget, ma dal valore espresso dal profilo, dalla sua capacità di comunicare in modo efficace, dal coinvolgimento che riesce a creare tra gli utenti.
Anche la favola che Facebook, Twitter o altri social commerciali siano “gratuiti” non regge neanche più da quando queste piattaforme ci hanno fatto scegliere tra: “Vuoi che continuiamo a sfruttare i tuoi dati come abbiamo fatto finora, oppure in base alle nuove norme europee trattiamo i tuoi dati nel rispetto della privacy e sottoscrivi un abbonamento?”.
Sinceramente la donazione di qualche euro a piattaforme realmente indipendenti e decentralizzate risulta a questo punto anche economicamente più vantaggiosa. Non paghi più per apparire, paghi per esserci.
Se anche la base di utenti è per ora di gran lunga superiore nei social commerciali, i social decentralizzati offrono una base di utenti più trasversale, più critica e più attenta ai contenuti che le vengono presentati nel flusso di informazioni. Se decido di seguire la tua attività perché hai scritto uno o più post che trovo interessanti, probabilmente crescerà il mio senso di fiducia (se confermato) e probabilmente diventerò anche tuo cliente.
STAY WITH UKRAINE
Al di là delle ragioni personali, che da qualche anno mi hanno portato in Ucraina e che nella scorsa estate mi hanno spinto a unirmi a un progetto di volontariato che mi ha permesso di passare un mese e mezzo a capire come si vive in un Paese in guerra, ci sono molte altre buone ragioni che mi spingono a “stare con l’Ucraina”.
Ci sono certamente ragioni per così dire politiche, senza entrare troppo in un ambito delicato e urtare la sensibilità di qualcuno, sicuramente si può dire che le informazioni sommarie e la pessima copertura mediatica degli antefatti ha ottenuto i suoi effetti, con mia grande sorpresa. Non posso che essere stupito quando si cerca di giustificare un despota che ha deciso di stabilire con la forza che la sua “Unione economica” (al momento rappresentata esclusivamente dalla Federazione Russa e dalla Bielorussia) debba essere preferita rispetto a un’altra, nella fattispecie l’Unione Europea.
Non è questa la sede per approfondire certe tematiche, che ho avuto l’occasione di spiegare in modo più approfondito in altri spazi e partecipando come oratore a conferenze e assemblee sul tema. Quello che mi preme qui sottolineare è come questo modello di autocrazia, propaganda avvelenata, uso della forza militare, venga apprezzato e spesso imitato nel mondo. Oltre all’Iran e alla Cina, sembra che anche negli Stati Uniti abbia fatto breccia, cavalcato ora anche dai proprietari di social network o altri mezzi di informazione ampliando lo spettro di quanto dicevo nel paragrafo precedente. Persino in Europa, che sarà il vero oggetto del contendere delle cosiddette “superpotenze” dobbiamo confrontarci con personaggi che inseguono lo stesso modello.
Sebbene mi renda conto che tutto questo ha solo relativamente a che fare con la mia attività professionale, Tiikeri fin dalla sua nascita ha voluto influenzare la realtà attorno a sé, quindi non si limita a fare il suo lavoro dietro o davanti uno schermo. La tigre fatta di byte non ha alcuna voglia di vivere in un mondo dominato dagli egoismi, dall’indifferenza e dalla guerra, e tanto meno dalla rassegnazione, perché stiamo perdendo consapevolezza della nostra capacità di fare, come la chiamava Anna Harendt, “Vita Activa”. Prima ancora di Castells, Farinelli e Habermas, Harendt parla del nostro mondo globalizzato, di questo mondo diventato “sfera” (ogni punto equidistante dal centro) ma dal quale siamo sempre più alienati.
Arendt scriveva in tempi in cui il mondo usciva dalla catastrofe della seconda guerra mondiale ed entrava nell’incubo della distruzione reciproca totale. Forse è da lì che bisogna ripartire per riconquistare il terreno della libertà, restituire senso al discorso, ricacciare indietro la violenza e il comando, occuparci seriamente delle questioni che minacciano l’esistenza collettiva.
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